Calcio e carogne Il ministro degli Interni Angelino Alfano ha detto che dopo i drammatici incidenti incorsi a Roma sabato scorso, non c’è stata alcuna trattativa con la tifoseria del Napoli allo Stadio Olimpico. Quanto hanno visto milioni di persone in presa diretta, ovvero di un ultrà a bordo campo intento in una discussione con un giocatore e vari funzionari in borghese, era volta a tranquillizzare i tifosi. La partita è dunque stata disputata sulla base di una decisione indipendente del Prefetto di Roma, che mai si è sognato di negoziare con degli scalmanati, il capo dei quali, tra l’altro, indossava una tshirt con una scritta ignobile in bella mostra. Anche per questo vogliamo credere che non fossero funzionari di polizia coloro che erano intenti ad interloquire con “Genny a Carogna”, causa quella maglietta irrispettosa della morte di un agente di pubblica sicurezza in servizio. I conseguenti fischi all’inno nazionale e la patetica festa per il risultato acquisito, come se nulla fosse successo, sono responsabilità intera della prefettura. Un errore devastante, perché la partita non andava disputata, ma almeno lo Stato è salvo. Non ha trattato con le Br e nemmeno con Genny a Carogna. Lo Stato democratico ed il governo che lo rappresenta non si fa dettare l’agenda dagli impegni sportivi, soprattutto quando questi non sono più tali. Ai tifosi andava intimato di abbandonare lo Stadio tranquillamente o che altrimenti sarebbero stati caricati dalle forze dell’ordine, la finale di Coppa Italia sospesa. Questo era quanto si doveva fare. Disgraziatamente, solo chi come noi conosce Angelino Alfano quale un galantuomo, che non si farebbe mai prendere per il naso dai funzionari del suo stesso dicastero o da un Prefetto, è convinto di uno sbaglio che gli ricade addosso interamente. I comuni osservatori, infatti, stando alle immagini televisive, si sono convinti che davanti al presidente del Consiglio, beatamente seduto in tribuna d’onore, in Italia comandi Genny “a Carogna”, per lo meno nei giorni di calcio giocato. Tanto più, che il ministro degli Interni ancora minaccia di voler impedire a determinati personaggi di frequentare gli stadi in maniera permanente. Un po’ come invitare gli ultrà a continuare a seminare il panico in attesa di una qualche decisione del governo. Eppure sono anni che la situazione è insostenibile e tanto lassismo è arrivato a degenerare ed ancora aspettiamo che il governo agisca. Eppure davanti a simili eccessi, il calcio professionistico si può anche smantellare. Quello che invece non si può più sopportare invece è che uno come Genny a Carogna ed i suoi emuli siano sugli spalti domenica prossima, magari con la stessa maglietta indossata sabato scorso. Roma, 5 maggio 2014 |